Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile
Indagini Biotech
Indagine Biotech 2022
Le imprese di Biotecnologie in Italia. Aggiornamento congiunturale 2022.
La fotografia che emerge dal nuovo Rapporto sul settore delle imprese attive nelle biotecnologie in Italia, realizzato da Federchimica-Assobiotec ed ENEA, è quella di un settore che, nonostante la crisi pandemica, rimane vitale con oltre 13 mila addetti e un volume del fatturato complessivo superiore ai 10 miliardi.
Il numero di imprese, dopo una lieve flessione a fine 2020, inferiore all’1% (a livello generale il calo di imprese è stato nello stesso anno più che doppio), è, infatti, tornato a crescere nel 2021 superando con 790 aziende il livello raggiunto a fine 2019. La crescita ha interessato tutti gli ambiti di applicazione delle biotecnologie e, in particolare, le imprese dedicate alla ricerca e sviluppo nelle biotecnologie a controllo italiano, trainate da quelle con applicazione prevalente nelle biotecnologie industriali con un +9% di imprese fra il 2019 e il 2020. Il settore è caratterizzato da realtà di piccole e micro imprese che rappresentano poco più dell’82% del totale.
Il fatturato nel 2020, anno in cui è stato massimo l’impatto dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, mostra una sostanziale tenuta, registrando rispetto al 2019 un calo del 5%, pari a meno della metà di quanto registrato dal fatturato dell’industria italiana nel suo complesso (-12%). Particolarmente significativa in tal senso è la forte e continua crescita che ha invece contraddistinto il fatturato delle imprese biotech “dedicate” a controllo italiano che ha fatto registrare un +30%.
Considerando il totale delle imprese, circa tre quarti del fatturato totale è prodotto dal settore della salute, un considerevole 17% è dato dal settore industria ed ambiente. Le imprese attive nell’ambito della salute umana continuano infatti a rappresentare la quota maggioritaria del numero totale di imprese biotecnologiche italiane. Tuttavia, si conferma la tendenza della progressiva e continua crescita del numero di imprese attive nelle biotecnologie industriali (+29% fra il 2014 e il 2021) e, soprattutto nell’ultimo periodo, di quelle con applicazioni ad agricoltura e zootecnia (+35% nello stesso arco temporale).
Analisi per dimensione
Il settore è caratterizzato da realtà di piccole e micro imprese che rappresentano poco più dell’82% del totale, in tendenziale crescita.
La dimensione media di impresa nel settore rimane comunque maggiore rispetto alla media del manifatturiero (dove la quota di piccole e micro imprese è del 97,2% nel 2019).
Tali imprese, soprattutto nella classe al di sotto dei 10 addetti, hanno accusato maggiormente l’impatto della crisi sanitaria con un calo transitorio della loro quota dell’1,2% nel 2020 rispetto al 2019.
Analisi per settore di applicazione
Le imprese attive prevalentemente nell’ambito della salute umana continuano a rappresentare la quota maggioritaria del totale delle imprese biotecnologiche italiane (48,5%).
Continua la crescita della quota di imprese con applicazione prevalente nelle biotecnologie industriali e nelle biotecnologie per agricoltura e zootecnia (rispettivamente +29% e +34,5% fra il 2014 e il 2021).
Quello della salute umana si conferma l’ambito di applicazione in cui vengono concentrate gran parte delle attività imprenditoriali biotech, ma cresce progressivamente il peso delle applicazioni biotecnologiche per l’Industria, l’Ambiente, l’Agricoltura e la Zootecnia, contribuendo all’innovazione in molti comparti industriali, spesso “tradizionali”, nella direzione di una maggiore sostenibilità ambientale.
Gli investimenti in R&S biotech totali sono cresciuti del 7,3%. Cresce del 9% l’investimento in R&S delle aziende con attività prevalente nelle biotecnologie industriali. Anche in questo caso, la maggiore accelerazione è stata registrata per le imprese specializzate nella R&S biotecnologica a controllo italiano (+15,7%). L’ambito della salute assorbe ancora una quota nettamente prevalente del totale delle risorse investite (88%). La quota delle biotecnologie industriali sale dal 6,4% del 2014 al 7,2% del 2020. La quota delle biotecnologie per l’agricoltura e la zootecnia cresce dal 2,2% al 2,9% nello stesso periodo.
Analisi per distribuzione geografica
A livello territoriale l’assetto non presenta modifiche sostanziali e si conferma una progressiva diffusione sul territorio nazionale del tessuto produttivo del biotech, soprattutto verso le regioni del Mezzogiorno e del Nord Est, quest’ultime particolarmente presenti nelle biotecnologie industriali (quota del 32,5%).
La concentrazione degli investimenti in R&S nelle prime 4 regioni (Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte) sfiora nel 2020 l’85% del totale e supera il 90% per la quota del fatturato biotech nel 2020. La quota congiunta del Mezzogiorno e del Nord Est sul totale degli investimenti in R&S è per le biotecnologie industriali è di poco inferiore al 23%, mentre per le biotecnologie «verdi» essa supera addirittura il 58% nel 2020.
Le Start-up innovative
Il numero di start-up innovative (D.L. 179/2012) attive nelle biotecnologie è cresciuto nel tempo giungendo a rappresentare nel 2021 poco meno del 29% del totale. Le giovani società innovative rappresentano un importante ponte fra la ricerca di base delle università e dei centri di ricerca e le imprese più consolidate. Svolgono, inoltre, un ruolo attivo nello sviluppo di nuovi prodotti e processi, non solo nella filiera farmaceutica, ma anche nelle biotecnologie industriali e per l’agrozootecnia consentendo ad aziende affermate sul mercato di acquisire nuove competenze e tecnologie avanzate e, quindi, di entrare in nuovi mercati attraverso operazioni di M&A.
La distribuzione delle start up per settore è, come si vede dai due grafici, molto simile a quella delle imprese biotech.
Nel 2020 i nuovi posti di lavoro nelle biotecnologie sono attribuibili alle startup innovative per il 65%, pur rappresentando queste nello stesso anno una quota di solo il 6% dell’occupazione biotech totale.
I brevetti
La quota mondiale di domande di brevetto PCT biotech (per Paese dell’assignee e per data di priorità 2018) è data per oltre il 60% da Usa, Cina, Giappone.
Con circa 160 domande di brevetto PCT depositate annualmente da assignee (titolari) italiani aventi per oggetto invenzioni biotech, la quota mondiale nazionale è stabilmente attestata da anni attorno all’1% nonostante l’irruzione sulla scena competitiva di paesi quali la Cina e la Corea che hanno accresciuto rapidamente il loro peso anche in questo settore.
Il sistema produttivo biotech italiano occupa quindi la 14a posizione al mondo (nel 2018), in salita dalla 18a occupata nel 2013.
In Italia significativo è il contributo di università, enti di ricerca e centri ospedalieri fra i principali titolari nazionali di domande di brevetto PCT nelle biotecnologie.
Il sistema nazionale dalla ricerca pubblica gioca un importante ruolo per la competitività del settore. Le attività di trasferimento tecnologico, soprattutto per i settori science-based quali quello delle biotecnologie, rappresentano un elemento fondamentale nel complesso del sistema innovativo nazionale.